Immagina di essere una zebra inseguita da un leone nella savana. L’attività del tuo corpo si modificano immediatamente per gestire quel momento di crisi mettendo in atto la risposta allo stress
Immagina di essere una zebra inseguita da un leone nella savana. L’attività del tuo corpo si modificano immediatamente per gestire quel momento di crisi mettendo in atto la risposta allo stress: la digestione si blocca, il ritmo respiratorio e cardiaco vanno alle stelle, la pressione si alza, il sistema immunitario è inibito così come la secrezione degli ormoni sessuali, mentre l’adrenalina, la noradrenalina e i gli cocorticoidi, vengono immessi nel sangue per poter portare più ossigeno ed energia ai muscoli. Tutta questa risposta, così potente e massiva, se sei una zebra potrebbe anche salvarti la vita, ma se sei uomo e costringi il cuore, i vasi sanguigni e i reni a lavorare in questo modo ogni volta che ad esempio qualcuno ti fa perdere la calma, rischi una malattia cardiovascolare.
Soprattutto se il tuo corpo, così attivato dallo stress, non può lanciarsi in una folle corsa lungo la savana, ma è tenuto fermo seduto ad esempio durante una riunione di lavoro. La patologia cardiovascolare dunque, che è la principale causa di morte negli Stati Uniti e nel mondo sviluppato, può derivare dal carattere maladattativo della risposta allo stress psicologico.
La nostra esperienza umana purtroppo abbonda di stresso psicologici, rispetto al mondo di fame, ferite, perdite di sangue in cui vivono degli animali come le zebre, e ancora peggio, come umani siamo in grado di stressarci al solo pensiero. In che modo lo stress psicologico cronico può essere causa di una patologia cardiovascolare? Con l’attivazione ripetuta e prolungata nel tempo del sistema nervoso simpatico.
Il primo passo è lo sviluppo d’ipertensione e con l’andar del tempo, la muscolatura dei piccoli vasi aumenta per sostenere la forza maggiore del flusso sanguigno. S’innesca così un circolo vizioso: aumenta la pressione, aumenta la muscolatura dei vasi, aumenta la resistenza di perfusione e quindi aumenta ancora la pressione. In seguito per sostenere il maggior sforzo di perfusione anche il cuore s’ipertrofizza, ma in modo asimmetrico, cioè nel ventricolo sinistro e questo aumenta il rischio anche di sviluppare un battito cardiaco irregolare. Ma c’è anche un’altra cattiva notizia: un cuore ipertrofico, può richiedere più sangue e ossigeno di quello che le arterie coronariche possono fornire. Ed ecco a voi l’infarto!
Terminiamo qui la carrellata di effetti dannosi che lo stress può determinare sul nostro sistema cardiovascolare grazie all’attivazione del sistema nervoso simpatico e parliamo di una buona notizia: possiamo attivare la controparte del sistema, chiamato parasimpatico, utile a farci vivere sani stimolando la guarigione, la crescita, la riparazione e la riproduzione. Per saperne di più anche leggere l’articolo di Shanti “la scienza svela il segreto degli esercizi yoga”.
Dr Francesco Giombini